Friday, January 21, 2011


Venerdi 21 Gennaio 2011
GIORNALISTI
Un servizio alla coscienza
Newman e la comunicazione

“Non dovete essere ‘produttori a qualunque costo del consenso’ di chi vi legge, vede, o ascolta. Non è la persuasione il vostro compito primo, ma la convinzione. E la convinzione è il risultato di una argomentazione razionale, semplice e cordiale, mite e luminosa”. È l’invito rivolto ai giornalisti dal card.Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nella “lectio magistralis” tenuta oggi (21 gennaio) sul tema “J. H. Newman: una proposta educativa per la comunicazione oggi”. L’appuntamento rientra nell’ambito della Festa regionale per la ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio). Per il cardinale, Newman è “il pellegrino in cammino verso la verità che salva, oltre le apparenze e le ombre”; nei suoi scritti, infatti, “non parla mai del cammino verso la verità come di un’ascensione, una salita continua verso Dio dal grado inferiore al grado superiore” ma “configura il suo cammino verso la verità come un iter, un cammino, un pellegrinaggio faticoso”.

Compagno di viaggio. Il teologo inglese visse “tre momenti fondamentali” nel suo percorso verso la verità: la “prima conversione”, quando riconobbe che “le uniche realtà veramente consistenti sono Dio e l’anima, cioè il nostro essere un io spirituale”; la “seconda conversione”, che lo portò a ritenere che il “più grande pericolo” corso dalla fede cristiana è la “negazione del principio dogmatico”; infine, la “terza conversione” alla Chiesa cattolica, nel momento in cui ebbe “la certezza che essa era la vera Chiesa”. Ma “quale è stato il dinamismo interiore che ha mosso Newman in questa ricerca”, si domanda il cardinale, “la forza che dal di dentro lo spingeva a passare ‘ex umbris et imaginibus in veritatem’?”: “La sua coscienza. Primato della verità e primato della coscienza sono in Newman come il concavo e il convesso della stessa figura. L’avere contrapposto l’uno all’altro è stato il più esiziale degli errori moderni”. Nel pensiero del teologo, infatti, “la coscienza è la capacità di riconoscere la verità e le sue esigenze negli ambiti decisivi per il destino eterno dell’uomo: la morale e la religione”. Quindi, la coscienza è “l’originaria, permanente, imprescindibile rivelazione naturale che Dio fa di se stesso all’uomo” ed è “la sua prima – non in senso cronologico – Parola che Dio dice all’uomo”. In tal senso, sottolinea il card. Caffarra, “le conversioni di Newman sono il cammino della sua coscienza, cioè dell’obbedienza alla verità che gradualmente si mostrava alla sua persona” ovvero “il contrario di un cammino della propria soggettività che afferma se stessa in totale autonomia” perché “il concetto che Newman ha della coscienza è esattamente l’opposto del concetto elaborato dal soggettivismo moderno”. Il motto cardinalizio preso da san Francesco di Sales “cor ad cor loquitur”, ricorda l’arcivescovo, “denota in primo luogo un metodo di comunicazione” poiché “Newman è, nelle sue opere, un ‘compagno di viaggio’” che “si mette a fianco del suo lettore o uditore per condurlo con argomentazioni semplici e profonde alla scoperta della verità”. Per questo “la sua scrittura affascina non solo dal punto di vista della chiarezza espositiva, ma perché ti fa ‘sentire’ la vicinanza di un maestro che ti guida”.

Esserci dentro. Dall’insegnamento di Newman si apprende che “la forma per comunicare la verità che salva è quella di ‘esserci dentro’, ovvero di ‘presentarsi in carattere’”. Da qui il richiamo del card. Caffarra ai giornalisti: “Il vostro è un servizio alla coscienza perché giudichi con verità”. Si può, infatti, fare “un uso strumentale della propria ragione, quando si parla o si scrive”: “Uso strumentale significa che non intendo giudicare lo scopo che mi prefiggo – spiega l’arcivescovo –; mi preme solo trovare la modalità comunicativa per raggiungerlo. Un uso strumentale della ragione comporta non raramente interloquire non con la coscienza ma con le passioni e/o gli interessi dell’interlocutore”. Cambiare la prospettiva, adottare una visione orientata alla responsabilità e alla verità è invece più difficile e “certamente o molto probabilmente altri vi diranno o anche voi sarete tentati di pensare che questa posizione non la si può tenere nell’agorà della comunicazione”. Tuttavia, conclude il card. Caffarra, “si può scrivere davanti alla piazza; si può scrivere davanti al potente di turno” ma “Newman ci insegna a scrivere e parlare ‘davanti ad ogni coscienza’: ‘al cospetto di Dio’”.

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