di Tony Blair
In Inghilterra i santi sono stati davvero pochi negli ultimi tempi, almeno quelli riconosciuti dalla Chiesa. I cattolici inglesi sono quindi molto lieti per la beatificazione di John Henry Newman. Per questo un Papa tornerà nel nostro Paese, e soprattutto un Papa in profonda sintonia con lo spirito e le idee di Newman.
La vita e il pensiero di Newman evidenziano il divario che ci separa dal suo mondo. La fama come teologo, la sollecitudine costante per la verità della religione, il ragionamento scientifico e la profondità degli studi storici che lo portarono a lasciare l'anglicanesimo per Roma, lo scalpore suscitato dal suo abbandono appartengono a un'altra epoca.
Certo, si resta colpiti dal suo assenso intellettuale alla fede cattolica. Alcuni continuano a compiere questo cammino, anche se in modo meno spettacolare. Dovrei saperlo. Ma nel 2010 scrivere di teologia in modo elegante e acuto non ottiene le prime pagine dei giornali. Sono dunque ancora oggi importanti le sue idee?
Newman colloca la verità spirituale al di sopra di tutti gli altri valori. A questa ricerca era disposto a posporre amici vecchi e nuovi. Mentre si preparava ad aderire in modo formale alla Chiesa cattolica scrisse: "Nessuno più di me può avere una visione tanto sfavorevole della situazione attuale dei cattolici". Non è certo l'affermazione più diplomatica. Ma a lui non importava, perché avrebbe fatto comunque ciò che riteneva giusto, per quanto scomodo e impopolare.
Questo coraggio intellettuale è ammirevole. È qualcosa che molti cattolici intravedono in Papa Benedetto xvi.
Le idee di Newman non si possono esprimere facilmente in un breve articolo. "Uomo di coscienza è colui che non acquisisce mai indulgenza, benessere, successo, prestigio pubblico e approvazione dell'opinione pubblica a spese della verità" scrisse. È un parere duro in un mondo in cui, in misura così schiacciante, sono i media a formare l'opinione.
Com'è noto, Newman considerava prima di tutto la coscienza, anche prima del Papa. Ma non riteneva che la voce della coscienza facilitasse la scelta di un cammino vero e giusto, o rendesse tale scelta indipendente dall'autorità del papato. "Il nostro senso del giusto e dell'errato (...) è così delicato, così frammentario che si può confondere, oscurare, pervertire con tanta facilità (...) così influenzato dall'orgoglio e dalla passione". In questo, l'autorità magisteriale della Chiesa subentra con il suo dono di discernimento e definizione per correggere e pronunciare un giudizio. Quindi, sebbene il divario fra noi e il mondo di Newman sia grande, nondimeno le questioni di cui scrisse interpellano ogni cattolico e ogni politico.
Newman fu il primo a introdurre il concetto di sviluppo. La sua idea di come la dottrina si sviluppava si dimostrò straordinariamente influente nella sua epoca. Rese lo sviluppo un'idea chiave sia all'interno sia all'esterno della Chiesa. È probabile che oggi non useremmo le espressioni "obiettivi di sviluppo del millennio" o "sviluppo internazionale" se Newman non avesse utilizzato per primo questa parola nella sua teologia.
È evidente che per la vita della Chiesa oggi le riflessioni di Newman sullo sviluppo delle idee hanno implicazioni non meno profonde. Egli concluse che era impossibile fissare un punto in cui la crescita della dottrina potesse cessare nella Chiesa. Implicitamente tale crescita prosegue ancora oggi. "L'idea non fu mai di quelle che prosperavano e duravano, tuttavia come la verità matematica non incorporava nulla da fonti esterne" scrisse.
Decidere cosa fosse uno sviluppo "vero" fu certo il presupposto dell'insegnamento della Chiesa. Ma Newman definì il consenso dell'intero "corpo dei fedeli" su questioni dottrinali "voce della Chiesa infallibile". Mi chiedo se questa voce venga ancora presa abbastanza sul serio o se abbiamo compreso appieno le implicazioni di queste idee. La tendenza di alcuni capi religiosi a infilare un gran numero di idee diverse in una sola busta con l'etichetta "secolarismo" e considerarla poi come qualcosa di sinistro, crea divisioni nelle società pluraliste. Essa preclude alla Chiesa possibilità di nuovi sviluppi del pensiero. I dialoghi del Papa con importanti pensatori laici sono, invece, un esempio molto diverso.
Penso che Newman sarebbe un alleato forte nella promozione di forme diverse di dialogo tra le religioni proprio grazie alla sua teoria dello sviluppo. Intuitivamente potrebbe sembrare il contrario. Newman, come Papa Benedetto, si opponeva fieramente al relativismo. Ma l'attività interreligiosa della mia Faith Foundation produce proprio il contrario del relativismo, conferma le persone nelle loro diverse fedi, e suscita rispetto e comprensione per la fede degli altri. Collegando scuole e fedi in tutto il mondo, inserendo università in consorzi di corsi interdisciplinari su fede e globalizzazione, operando in modo interreligioso per promuovere gli obiettivi di sviluppo del millennio, quanti condividono la nostra idea vogliono approfondire la conoscenza della loro stessa fede.
Nel corso della mia vita, la crescente comprensione da parte della Chiesa della natura e dell'importanza del dialogo tra le religioni ha prodotto una fioritura di idee, e soprattutto negli ultimi decenni abbiamo assistito a uno sviluppo che incoraggia la Chiesa ad accogliere il significato spirituale di altre religioni. I vescovi dell'Inghilterra e del Galles lo hanno spiegato in modo eloquente nel recente documento Meeting God in Friend and Stranger.
Come prevedibile, sono sorte alcune controversie circa la beatificazione di Newman. Alcuni si chiedono semplicemente se sia questo il modo giusto per rendergli onore. Ma nessuno dubiterà sul serio del fatto che sia stato ed è un Dottore della Chiesa. Verrà il tempo di dichiararlo tale.
(©L'Osservatore Romano - 15 settembre 2010)
Friday, September 17, 2010
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