La conversione del cardinale che il papa beatificherà in Gran Bretagna
Quando, fra qualche giorno, il 19 settembre, Benedetto XVI beatificherà John Henry Newman, il papa non renderà soltanto il dovuto omaggio della Chiesa cattolica a un uomo che in vita, a causa della sua ricerca della fede vera, affrontò tante tribolazioni. Indicherà anche un modello di vita cristiana e di slancio pastorale valido per l’oggi.
Nato nel 1801 e morto nel 1890, fervente anglicano e poi ministro della Chiesa d’Inghilterra, Newman nel 1845 si converte al cattolicesimo, due anni dopo è ordinato prete cattolico e nel 1879 è creato cardinale. Ma dietro l’apparente linearità di questo percorso ci sono tante curve difficili, tanti ostacoli, tante incomprensioni.
Fin dall’inizio la vita del futuro cardinale è segnata dall’imprevisto e dal contrasto. È uno studente brillante, ma a causa del troppo studio i suoi esami finali sono un mezzo fallimento. Il voto è molto basso, ma dopo circa un anno dà nuovi esami e questa volta diventa insegnante all’Oriel College di Oxford. Il suo ruolo è quello di tutor, con l’incarico di seguire un gruppo ristretto di studenti, ma ecco che Newman, poco più che ventenne, non si limita a trasmettere nozioni. Per lui l’insegnamento può essere concepito solo come una parte dell’educazione, che è in primo luogo morale e spirituale. Secondo la visione allora dominante si tratta di uno scandalo, e così gli studenti gli vengono sottratti.
Nel 1825 diventa pastore anglicano, si dedica alla parrocchia universitaria, tiene sermoni, e intanto incomincia a interrogarsi: è proprio nella Chiesa anglicana la strada giusta per raggiungere Dio e vivere da santi? Una prima risposta è positiva: la Chiesa d’Inghilterra, dice, è una sorta di “via media” tra il protestantesimo e la cattolicità, un giusto mezzo. Ma nel corso degli anni si rende conto che questa via, nella pratica, non esiste, avverte che le interferenze dello Stato nella vita della Chiesa sono indebite e inammissibili. Piano piano si avvicina alla Chiesa cattolica. Il suo “traghettatore” è un prete italiano, il passionista Domenico Barberi. La conversione è il frutto di questo lento cammino, come la traversata, dice, di un mare in tempesta. Non volta le spalle agli anglicani, non rinnega nulla del passato, ma per gli ex confratelli è un traditore. Lascia le certezze condivise per entrare in una minoranza disprezzata. Abbandona la comodità e la reputazione per abbracciare la verità.
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Thursday, September 9, 2010
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