di Andrea Velardi
Il viaggio di Benedetto XVI a Palermo riveste molteplici significati. Partiamo dal primo. Il papa è reduce dal viaggio in Inghilterra dove ha beatificato il grande filosofo e teologo ma anche poeta e romanziere John Henry Newman, personaggio di spicco della cultura britannica, considerato unanimemente padre e dottore della Chiesa moderna. A prescindere dal fatto di essere credenti o meno, la vita e il pensiero di questo studioso rivestono un fascino e una idealità davvero straordinarie. E si prestano a una lettura che ha qualcosa di arcano e di misteriosamente letterario. Non fosse altro che per la profondità e la coerenza del suo percorso interiore, per la libertà del suo porsi interrogativi e ricercarne a lungo e nel dettaglio le risposte. Con una palpitante e inappagata sete di verità e di conoscenza.
Pochi sanno che in Sicilia si compì la gestazione di questo cammino iniziato molti anni prima da Newman e che questo particolare occupa due pagine intense della Apologia pro vita sua (pp. 172-173), l’autobiografia dedicata da Newman al suo travagliato passaggio dalla Chiesa anglicana a quella cattolica. Aveva appena parlato a Roma con Nicholas Wiseman, rettore del Collegio inglese e futuro arcivescovo cattolico di Westminster. Prima di ripartire, Newman volle tornare a visitare la Sicilia da solo. Quella terra lo aveva colpito. Mentre partiva da Roma, il presentimento che qualcosa stesse per cambiare nella sua vita “si era fatto ancora più forte”.
Durante il viaggio si spinge “fino nel cuore dell’isola”, e nel paesino di Leonforte, in provincia di Enna, viene colpito da febbre tifoidea. Il servitore pensa che stia per morire e gli chiede le ultime disposizioni. Newman non vuole morire, sa che non morirà, deve compiere la sua opera. “Non vedevo l’ora di tornare a casa; ma per mancanza di una nave dovetti fermarmi per altre tre settimane a Palermo. Cominciai a visitare le chiese, ed esse calmarono la mia impazienza, anche se non assistevo ad alcuna funzione. Non sapevo niente della presenza del Santissimo Sacramento. Finalmente potei imbarcarmi in una nave carica di arance, diretta a Marsiglia. Fu allora che scrissi la poesia Lead, Kindly Light, divenuta poi ben nota”.
Continua qui.
Monday, October 11, 2010
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