Thursday, October 21, 2010

"John Henry Newman" di Lina Callegari

"John Henry Newman" di Lina Callegari

Ares, 432 pp., 23 euro

Non sono poche le biografie di Newman uscite negli ultimi tempi, auspice la circostanza della beatificazione. Eppure il libro di Lina Callegari appena arrivato in libreria è tutt’altro che superfluo. La studiosa infatti, che al porporato inglese ha già dedicato più d’uno studio, confeziona il suo racconto facendo ampio ricorso a fonti di prima mano – in primis la corrispondenza –, buona parte delle quali appaiono qui in italiano per la prima volta.

Così il lettore può vedere i sentimenti contrastanti del giovane Newman al momento dell’ordinazione: “Dio, mi sento sempre più felice… Ora sulla via del ritorno a casa, quanto è duro il mio cuore, quanto è morta la mia fede”; può ascoltarne in presa diretta la fatica quando gli studi lo portano verso Roma: “E’ da più di cinque anni che si è fatta strada per la prima volta questa convinzione, sebbene io l’abbia combattuta e superata. Credo che tutti i miei sentimenti e desideri siano contro questo cambiamento”; può partecipare degli scrupoli nei confronti di quanti lo avevano fino allora seguito: “Ciò che mi strazia veramente è il disorientamento mentale che il mio cambiamento causerebbe a molti… la tentazione a cui molti sarebbero esposti: lo scetticismo, l’indifferenza e persino l’ateismo”; può rendersi conto della consapevolezza che accompagna il grande passo: “Non ho sentito nulla che assomigliasse a una chiamata soprannaturale. Al contrario, fu una pura convinzione. Avessi in fede solo un decimo della mia convinzione intellettuale! Fin qui io sono molto benedetto, ma, ahimè, il mio cuore è così duro”; può sentire l’amarezza per l’accoglienza che gli è stata riservata: “Da quando sono diventato cattolico sono stato trattato, in molte occasioni, senza attenzione né bontà.

A Roma non ho nemmeno un amico. Ho lavorato in Inghilterra per finire con l’essere incompreso, colpito alle spalle, preso in giro. Ho lavorato in Irlanda e non si è smesso di chiudermi la porta in faccia. Credo di poterlo dire senza alcuna amarezza: ‘Incompreso’: ecco il problema”. Ma tutto questo non basta a incrinare la sua fede che “Dio governa tutte le cose” e la certezza nella bontà del suo lavoro: “il lavoro di un uomo nel suo giorno. Non il lavoro di ogni altro giorno, ma del suo proprio giorno, inevitabilmente incompleto, ma necessario in funzione del lavoro del prossimo giorno che non è il suo”. Oggi il giorno del riconoscimento del lavoro di Newman è venuto.

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