Monday, October 25, 2010

Arriva il film sul beato Newman

Arriva il film sul beato Newman

By Rai Vaticano | Ottobre 21, 2010

John Henry Newman, il grande sacerdote beatificato dal Santo Padre nel settembre scorso durante il suo viaggio in Gran Bretagna, sarà presto il protagonista di un film.

La figura di Newman, il santo delle conversioni, sarà portata sugli schermi da Murray Abraham (premio Oscar per “Amadeus”), in un film scritto e diretto da Liana Marabini, regista specializzata nella storia della Chiesa. La lavorazione del film è iniziata in questi giorni e si svolgerà nei “luoghi di Newman”: Roma, Littlemore, Oscott, Birmingham e Oxford, mentre alcune scene d’interno saranno registrate negli studi di Condor Pictures di Cortazzone, in Piemonte.

Al fianco di Abraham, Nastassja Kinski, che torna al cinema dopo alcuni anni di assenza dagli schermi, segnati da un periodo di profonda conversione.

The Unseen World“, il mondo invisibile: con questo titolo la regista Liana Marabini vuole rappresentare uno stato metafisico di contatto dell’uomo con Dio al quale Newman fa spesso riferimento nella sua opera. L’azione ha come sfondo l’Inghilterra vittoriana in un gioco di opposizione tra passato e futuro, tra colonialismo e suffragette, eterno conflitto tra bene e male.

Conversione, liturgia, tradimento, castità dei preti: questi i complessi temi trattatati con l’intento di farci entrare nel mondo sacerdotale per meglio comprenderlo con profondità e chiarezza. Il film affronterà in particolare la nozione di “amicizia spirituale”, privilegio riservato a pochi, illustrando il profondo legame tra Newman e Ambrose St. John: un legame, durato oltre la morte, che ha sempre creato sospetti, curiosità morbosa ed altre zone d’ombra, nelle quali il film porta la luce della giustizia.

Valorizzare l’immagine della Chiesa attraverso i media ed evangelizzare la cultura: questo è il percorso intrapreso dalla Marabini attraverso i suoi film ed altre iniziative, tra cui la fondazione di “Mirabile Dictu, International Catholic Film Festival”, spazio di espressione riservato a produttori e registi di film con valori ed eroi positivi.

Per informazioni contattare:
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Thursday, October 21, 2010

"John Henry Newman" di Lina Callegari

"John Henry Newman" di Lina Callegari

Ares, 432 pp., 23 euro

Non sono poche le biografie di Newman uscite negli ultimi tempi, auspice la circostanza della beatificazione. Eppure il libro di Lina Callegari appena arrivato in libreria è tutt’altro che superfluo. La studiosa infatti, che al porporato inglese ha già dedicato più d’uno studio, confeziona il suo racconto facendo ampio ricorso a fonti di prima mano – in primis la corrispondenza –, buona parte delle quali appaiono qui in italiano per la prima volta.

Così il lettore può vedere i sentimenti contrastanti del giovane Newman al momento dell’ordinazione: “Dio, mi sento sempre più felice… Ora sulla via del ritorno a casa, quanto è duro il mio cuore, quanto è morta la mia fede”; può ascoltarne in presa diretta la fatica quando gli studi lo portano verso Roma: “E’ da più di cinque anni che si è fatta strada per la prima volta questa convinzione, sebbene io l’abbia combattuta e superata. Credo che tutti i miei sentimenti e desideri siano contro questo cambiamento”; può partecipare degli scrupoli nei confronti di quanti lo avevano fino allora seguito: “Ciò che mi strazia veramente è il disorientamento mentale che il mio cambiamento causerebbe a molti… la tentazione a cui molti sarebbero esposti: lo scetticismo, l’indifferenza e persino l’ateismo”; può rendersi conto della consapevolezza che accompagna il grande passo: “Non ho sentito nulla che assomigliasse a una chiamata soprannaturale. Al contrario, fu una pura convinzione. Avessi in fede solo un decimo della mia convinzione intellettuale! Fin qui io sono molto benedetto, ma, ahimè, il mio cuore è così duro”; può sentire l’amarezza per l’accoglienza che gli è stata riservata: “Da quando sono diventato cattolico sono stato trattato, in molte occasioni, senza attenzione né bontà.

A Roma non ho nemmeno un amico. Ho lavorato in Inghilterra per finire con l’essere incompreso, colpito alle spalle, preso in giro. Ho lavorato in Irlanda e non si è smesso di chiudermi la porta in faccia. Credo di poterlo dire senza alcuna amarezza: ‘Incompreso’: ecco il problema”. Ma tutto questo non basta a incrinare la sua fede che “Dio governa tutte le cose” e la certezza nella bontà del suo lavoro: “il lavoro di un uomo nel suo giorno. Non il lavoro di ogni altro giorno, ma del suo proprio giorno, inevitabilmente incompleto, ma necessario in funzione del lavoro del prossimo giorno che non è il suo”. Oggi il giorno del riconoscimento del lavoro di Newman è venuto.

Sunday, October 17, 2010

La ragionevole fede di Newman

A un mese dalla beatificazione

La ragionevole fede di Newman

di Ian Ker

La beatificazione di John Henry Newman, da parte di Benedetto XVI a Birmingham il 19 settembre, non è stata solo la beatificazione di un sacerdote santo che ha vissuto e lavorato come pastore nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo, ma anche quella di una figura universale il cui culto è globale. Attraverso i suoi scritti, Newman continua a insegnare e a ispirare innumerevoli persone in tutto il mondo.
Il suo motto cardinalizio Cor ad cor loquitur, il cuore parla al cuore, esprime bene la sua duratura influenza spirituale, personale, un'influenza che ha condotto molti dallo scetticismo alla fede, dalla comunione parziale alla piena comunione con la Chiesa cattolica, e che ha meravigliosamente rinnovato la fede di tanti cristiani. Quelle parole le prese in prestito da un altro grande umanista cristiano, san Francesco di Sales, alcune immagini della cui vita adornano le pareti della cappella privata del cardinale nell'Oratorio di Birmingham.
Spesso chiamato "il padre del concilio Vaticano ii", Newman nella sua opera teologica classica Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana insegna che la Chiesa deve cambiare o svilupparsi non per essere diversa, ma per essere la stessa. Il concilio, quindi, deve essere interpretato autenticamente in continuità e non in rottura con la tradizione della Chiesa. La sua teologia della coscienza, che ha avuto un effetto tanto profondo su Benedetto XVI quando ancora era un giovane seminarista, dopo gli orrori del totalitarismo nazista, ricorda alla Chiesa la distinzione tra una coscienza autentica che sente l'eco della voce di Dio e una coscienza "contraffatta", che non è altro che "un egoismo previdente, un desiderio di essere coerenti con se stessi". Scrive Newman: "Quando gli uomini difendono i diritti della coscienza, in nessun modo intendono i diritti del Creatore né il dovere della creatura verso di Lui, nel pensiero e nei fatti; bensì il diritto di pensare, parlare, scrivere e agire secondo il loro giudizio o umore, senza neanche un pensiero a Dio".
Pertanto, osserva ironicamente, in una società secolarizzata "è diritto e libertà di coscienza fare a meno della coscienza, ignorare un Legislatore e Giudice, essere indipendenti da obblighi invisibili".
L'invito rivolto dal concilio Vaticano ii a tutti i cristiani battezzati a vivere secondo una coscienza ben informata e ad aspirare alla santità è stato più che anticipato dai noti sermoni del beato John Henry, allora ancora anglicano, nella chiesa universitaria di Santa Maria Vergine a Oxford. In essi esortava incessantemente la congregazione a perseguire la perfezione. Queste omelie parlano ancora con forza ai cristiani e sono giustamente considerate classici della spiritualità cristiana.
Newman, il più influente tra i pensatori cattolici moderni, cercò di conciliare la ragione con la fede nei suoi Sermoni all'Università di Oxford - sermoni anglicani - con i quali sfidava la comprensione impoverita che l'Illuminismo aveva della ragione. Completò la sua giustificazione della fede religiosa come del tutto ragionevole nel suo opus magnum cattolico, Grammatica dell'assenso. Newman è considerato uno dei principali filosofi della religione, il cui pensiero riecheggia con forza nella sollecitudine di Benedetto XVI a favore della riconciliazione tra la fede e la ragione.
L'umanesimo cristiano di Newman ricorda il suo connazionale san Tommaso Moro, autore di Utopia, ma il beato John Henry è stato anche un figlio autentico del santo rinascimentale Filippo Neri, fondatore dell'Oratorio, che ha resistito allo "sforzo violento (...) di porre il genio umano, il filosofo e il poeta, l'artista e il musicista, in contrasto con la religione". Nel suo L'idea di università Newman ribadisce che "Conoscenza e Ragione sono ministri certi della Fede" e che la Chiesa "non teme la conoscenza" poiché "tutti i rami della conoscenza sono collegati tra loro, perché il soggetto-materia della conoscenza è intimamente unito in sé, essendo atti e opera del Creatore". Non può esistere vero conflitto tra religione e scienza poiché "la verità non può essere contraria alla verità".
San Tommaso Moro era uno statista e uno studioso, Lord Cancelliere d'Inghilterra e amico di Erasmo. Ma era anche un devoto uomo di famiglia. Chiamato misteriosamente a una vita di verginità quando aveva quindici anni, Newman si rallegrava però di avere una famiglia ristretta di amici e ci ricorda il concetto di amicizia che è andato quasi perso in una cultura secolare che riconosce praticamente solo le cosiddette "relazioni".
Sia nella sua parrocchia anglicana di Santa Maria Vergine a Oxford, sia nella parrocchia dell'Oratorio di Birmingham, Newman è sempre stato un sacerdote pastore. Tuttavia, come documentano le numerose lettere, la sua parrocchia si estendeva ben oltre i propri confini. Tutti coloro che gli scrivevano esprimendo domande e preoccupazioni ricevevano immancabilmente una risposta. La sua estrema cortesia e la sua umiltà verso tutti sono una testimonianza eloquente della sua santità, una santità che ora la Chiesa ha formalmente riconosciuto.

(©L'Osservatore Romano - 16 ottobre 2010)

Friday, October 15, 2010

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Monday, October 11, 2010

From Island to Island

di Andrea Velardi

Il viaggio di Benedetto XVI a Palermo riveste molteplici significati. Partiamo dal primo. Il papa è reduce dal viaggio in Inghilterra dove ha beatificato il grande filosofo e teologo ma anche poeta e romanziere John Henry Newman, personaggio di spicco della cultura britannica, considerato unanimemente padre e dottore della Chiesa moderna. A prescindere dal fatto di essere credenti o meno, la vita e il pensiero di questo studioso rivestono un fascino e una idealità davvero straordinarie. E si prestano a una lettura che ha qualcosa di arcano e di misteriosamente letterario. Non fosse altro che per la profondità e la coerenza del suo percorso interiore, per la libertà del suo porsi interrogativi e ricercarne a lungo e nel dettaglio le risposte. Con una palpitante e inappagata sete di verità e di conoscenza.

Pochi sanno che in Sicilia si compì la gestazione di questo cammino iniziato molti anni prima da Newman e che questo particolare occupa due pagine intense della Apologia pro vita sua (pp. 172-173), l’autobiografia dedicata da Newman al suo travagliato passaggio dalla Chiesa anglicana a quella cattolica. Aveva appena parlato a Roma con Nicholas Wiseman, rettore del Collegio inglese e futuro arcivescovo cattolico di Westminster. Prima di ripartire, Newman volle tornare a visitare la Sicilia da solo. Quella terra lo aveva colpito. Mentre partiva da Roma, il presentimento che qualcosa stesse per cambiare nella sua vita “si era fatto ancora più forte”.

Durante il viaggio si spinge “fino nel cuore dell’isola”, e nel paesino di Leonforte, in provincia di Enna, viene colpito da febbre tifoidea. Il servitore pensa che stia per morire e gli chiede le ultime disposizioni. Newman non vuole morire, sa che non morirà, deve compiere la sua opera. “Non vedevo l’ora di tornare a casa; ma per mancanza di una nave dovetti fermarmi per altre tre settimane a Palermo. Cominciai a visitare le chiese, ed esse calmarono la mia impazienza, anche se non assistevo ad alcuna funzione. Non sapevo niente della presenza del Santissimo Sacramento. Finalmente potei imbarcarmi in una nave carica di arance, diretta a Marsiglia. Fu allora che scrissi la poesia Lead, Kindly Light, divenuta poi ben nota”.

Continua qui.

Saturday, October 9, 2010

Da Viva il Concilio

Sul sito Viva il Concilio, promuovere e valorizzare il Vaticano II, alla sezione Precursori, ho trovato questo bel testo che analizza la teologia conciliare alla luce dell'insegnamento di Newman.

SIEBENROCK R. A., Vivere e cambiare: Analisi sistematica dal punto di vista teologico del Concilio Vaticano II alla luce della criterologia del saggio su "Lo sviluppo della dottrina cristiana" di Newman

in: Una ragionevole fede. Logos e dialogo in John Henry Newman, Vita & Pensiero, Milano 2009, pp. 75-84.

Negli ultimi anni si è sviluppato un vivace dibattito attorno alla questione dell'ermeneutica del Concilio Vaticano II, in particolare sulla continuità del suo insegnamento con il magistero cattolico precedente. Nel testo proposto R. A. Siebenrock, professore di teologia sistematica ad Innsbruck, interpreta il tipo di cambiamento che è di fatto scaturito dal Concilio alla luce dei criteri suggeriti del card. John Henry Newman (1801-1890) nel classico testo "Lo sviluppo della dottrina cristiana" per valutare il realizzarsi di un vero sviluppo della dottrina ecclesiale. Secondo l'Autore, il contributo del teologo e prelato inglese risulta essere in sintonia con quell'ermeneutica conciliare della riforma nella continuità che Benedetto XVI ha recentemente difeso in opposizione ad una prospettiva di discontinuità.

Link al documento




Traduzioni del proprium

Sul sito della Congregazione dell'Oratorio trovate tutte le traduzioni ufficiali del proprium della memoria del Beato Newman.
http://www.oratoriosanfilippo.org/08-10-2010(2).html

Friday, October 8, 2010

Il Papa domani celebra la Messa in memoria del card. Newman

Roma, 8 ott (Il Velino)

A quanto apprende il VELINO, domani mattina, per la prima volta, il Papa celebrerà la Messa nella Memoria del cardinale John Henry Newman, da lui beatificato lo scorso 19 settembre a Birmingham (Gran Bretagna).
Per la celebrazione sarà usato con molta probabilità il Comune dei santi del Messale Romano, anche se la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha approvato proprio oggi “in extremis” i testi liturgici (Colletta e Ufficio delle letture) propri. In particolare, la Colletta (preghiera che il sacerdote legge durante la Messa prima delle letture del giorno) è stata mutuata dall’epitaffio che si trova sulla tomba del beato: “O Dio - è la nuova preghiera -, che con la tua luce benigna hai guidato il beato Giovanni Enrico, sacerdote, a trovare pace nella tua Chiesa, concedi a noi, per sua intercessione e con il suo esempio, di essere condotti dalle ombre e dalle apparenze alla pienezza della tua verità”.
A livello diocesano la celebrazione può svolgersi solo in Gran Bretagna, in quanto il culto del beato ha carattere specificamente locale, ma ancora non sono giunte richieste in tal senso al dicastero per il culto divino, che deve dare l’autorizzazione finale. Ad oggi, la Memoria del beato può essere celebrata solo nelle chiese rette dagli oratoriani (alla cui famiglia religiosa appartiene il beato), in tutto il mondo. E dal Papa.

Marinella Bandini

© Copyright Il Velino

Friday, October 1, 2010

Né idolo né demonio. J. H. Newman e la ferrovia

"Né idolo, né demonio. John Henry Newman e l’avvento della ferrovia", L’Osservatore Romano, mercoledì 15 settembre 2010, p. 5

di Enrico Reggiani (Università Cattolica del Sacro Cuore)


Chi ragiona del ruolo storico e culturale della ferrovia nel xix secolo tende spesso a non accontentarsi di definirlo con i neutrali railway age o railway experience, ma a prediligere espressioni più radicali quali railway invasion (“invasione ferroviaria”) e railway revolution (“rivoluzione ferroviaria”) – entrambe giustificate, ad esempio, da constatazioni come quella dello storico Harold Perkin (1926-2004), il quale scrisse che “gli uomini che costruirono le ferrovie non stavano soltanto creando un mezzo di trasporto, (ma, al contrario) stavano contribuendo alla creazione di una nuova società e di un nuovo mondo”.


A tali definizioni, tra gli studiosi della cultura letteraria di lingua inglese (e non) nella fase della transizione tra i secoli xix e xx, c’è chi ha risposto rincarando la dose e suggerendo di interpretare la ferrovia come “metafora culturale” per eccellenza di quel periodo – una sorta di cartina di tornasole culturale o di inappellabile spartiacque tra cultori del passato e portatori di progresso, come dimostra, ad esempio, la posizione espressa dal personaggio di Sue Bridehead nel romanzo Giuda l’Oscuro (1895) di Thomas Hardy (1840-1928): “”E se andassimo a sederci nella Cattedrale?”, (Jude) le chiese quando ebbero finito di cenare. “Nella Cattedrale? Sì. Anche se per quanto mi riguarda preferirei andare a sedermi alla stazione”, (Sue) rispose, con un residuo di rabbia nella voce. “È là il centro della vita cittadina, ora. La Cattedrale ha fatto il suo tempo!”. “Come sei moderna, tu!”. “Anche tu lo saresti se fossi vissuto tanto a lungo nel medioevo, come me in questi ultimi anni! La cattedrale era un ottimo posto quattro o cinque secoli fa; non più ora… ma non sono moderna. Se solo mi conoscessi, diresti che sono più antica del medioevo”. Jude la guardò smarrito”.

Anche tra le fila dei cristiani di lingua inglese tra Regno Unito e Irlanda vi furono intellettuali che coltivarono un’analoga mistica della nuova tecnologia ferroviaria, che elevava quest’ultima al rango di “un nuovo tipo di religione o di Chiesa”. [...]


[il resto dell'articolo è reperibile in questo pdf scaricabile. Buona lettura. L'ampio saggio da cui questo articolo è tratto è stato pubblicato in questo volume]